SE IL MAGAZZINO EDILE DIVENTA “CLOUD”
Tutte le potenzialità della digital transformation per la filiera delle costruzioni, dai produttori alle imprese, con il ruolo chiave della distribuzione
Tutto quello che il digitale può cambiare nel mondo dell’edilizia. Dai muratori robot ai sacchi di cemento che parlano, dallo showroom virtuale ai droni che controllano i cantieri e fanno visure termiche e antisismiche, fino ad arrivare alle mille potenzialità di logistica ed ecommerce. Il convegno Digital Store Transformation organizzato da Sercomated, società consortile creata da Federcomated (Federazione Nazionale Commercianti Cementi Laterizi e Materiali da Costruzioni Edili), svoltosi giovedì 25 maggio negli spazi del Centro Congressi del Devero Hotel di Cavenago di Brianza (MI), ha parlato di questo e molto altro.
La digital transformation prevede un insieme di cambiamenti tecnologici, culturali, organizzativi, sociali, creativi e manageriali e va oltre la semplice adozione di nuove tecnologie. Permette di erogare servizi, fornire beni, far vivere esperienze, creando nuove connessioni tra persone, luoghi e cose. La trasformazione digitale integra e coinvolge tutto l’ecosistema toccato dal processo. Cosa significa tutto questo per il mondo degli store di materiali edili e per l’intera filiera delle costruzioni?
A questa domanda ha cercato di rispondere il panel di prestigiosi relatori che si sono alternati nel corso della giornata di lavori sotto la guida di Claudia Vanni, giornalista del Tgcom24.
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Sul sito web www.sercomatedincontra.it tutte le foto della giornata e a breve il video del convegno.
Dopo i saluti iniziali di Giuseppe Freri, presidente di Federcomated, e di Luca Berardo, presidente di Sercomated, si è entrati subito nel vivo con Roberto Panzarani, docente universitario e presidente dello Studio Panzarani & Associates, che ha fra le sue attività principali quella di gestire “The Innovation Network”, un think tank che racchiude alcuni dei massimi esperti di innovazione e livello internazionale. «Siamo in un momento di grande cambiamento dei modelli organizzativi, economici e sociali. Nel passato l’organizzazione burocratica diffondeva e promuoveva la tecnologia e in qualche modo l’innovazione.Oggi che la tecnologia spesso è più avanzata all’esterno che all’interno dell’azienda, l’organizzazione burocratica non riesce più a funzionare. Il tema dunque è che dobbiamo costruire il nuovo modello organizzativo per il presente e per il futuro. Il nuovo modello di business è un ecosistema in cui convivono clienti, collaboratori e fornitori. Vladimir Bazjanac, professore del Lawrence Berkeley National Laboratory, University of California afferma che “Il processo di progettazione e realizzazione delle strutture è cambiato rapidamente. Il cambiamento è dovuto soprattutto all’emergere del metodo BIM e alla sua intrinseca capacità di garantire la validità dei dati inseriti nel manufatto in ogni momento del suo ciclo di vita, permettendo un realizzazione integrata della commessa impossibile fino ad ora”. Perché il BIM è anche un metodo di progettazione collaborativo in quanto consente di integrare in un unico modello le informazioni utili in ogni fase della progettazione: quella architettonica, strutturale, impiantistica, energetica e gestionale». Secondo Panzarani, le caratteristiche fondamentali devono essere: «Una “visione sistemica” che significa avere la capacità di fare le “connessioni” per individuare nuove soluzioni. Essere consapevoli che il digitale è pervasivo. Essere “adaptive”, ossia saper vivere sull’orlo del “caos”, e infine saper “coevolvere” insieme al mercato. Questo significa saper co-innovare e co-creare insieme ai vostri clienti, insieme ai vostri fornitori e insieme al sistema».
Guido Argieri, customer interaction & monitoring Doxa ha invece presentato l’evoluzione della domanda con l’avvento del digital, il ruolo degli smartphone e la situazione dell’ecommerce in Italia, che nel 2016 ha messo a segno 19,6 miliardi di transazioni (+18% rispetto al 2015). Un giro d’affari che però tocca ancora davvero marginalmente il settore della distribuzione edile.
Lo conferma anche Regina De Albertis, vice presidente ANCE Giovani con delega per l’Edilizia e il Territorio, che ha regalato un quadro di grande interesse: «Le costruzioni sono il comparto meno digitalizzato del mondo, con un livello tra i più bassi di investimenti destinati all’innovazione. A livello mondiale, secondo il World Economic Forum, una delle ragioni per le quali la produttività dell’edilizia negli ultimi 40 anni è stata stagnante, o in alcuni casi decrescente, è da ricercarsi nella particolare lentezza nell’adottare le nuove tecnologie digitali nei processi produttivi. Nel decennio 2005-2014 le costruzioni risultano il settore con il più basso grado di digitalizzazione».
Il Boston Consultin Group stima che, attraverso la digitalizzazione del settore e l’utilizzo del BIM si possa ottenere una riduzione del costo totale del ciclo di vita di un progetto di quasi il 20%. «E chi investe in innovazione, cresce – assicura la De Albertis –. Nel 2015 secondo il Cerved le imprese di costruzioni innovative presentano una solvibilità superiore di 5 punti rispetto alle altre». Nonostante questo secondo una ricerca dell’ANCE il 77% per cento delle imprese possiede un sito web ma l’aggiornamento e il controllo accessi è ancora bassissimo. Il BIM è conosciuto dal 92% del campione di imprese intervistato da ANCE ma a utilizzarlo è solo il 13%, mentre più di 1/3 delle imprese utilizza sistemi di project manager e di controllo gestione. Quasi sconosciuta è la realtà aumenta.
E il commercio online di materiali edili? A rispondere alla domanda, declinata in termini di distribuzione edile digitale, sono stati Maurizio Alfieri, co-founder Edilportale e Archiseller, e Mariella D’Incognito, e-commerce manager Archiseller: «Sulla spinta di alcuni marchi della grande distribuzione del bricolage, da qualche tempo anche il settore edile ha cominciato a sondare la possibilità di vendere online i propri prodotti.
Al momento, però, produttori e rivenditori edili hanno una duplice visione dell’e-commerce: come “minaccia”, perché l’e-commerce – spiega Alfieri – consente a qualsiasi rivenditore, ovunque si trovi, di mettere in discussione gli equilibri territoriali che fino ad oggi hanno regolato domanda e offerta sul territorio, e come “opportunità”, perché l’e-commerce rappresenta la possibilità per un rivenditore di ampliare il raggio d’azione del suo know-how, maturato in anni di commercializzazione del prodotto edile. In questo scenario si inserisce la proposta di Archiseller: una piattaforma di e-commerce realizzata dagli specialisti di Edilportale appositamente per la filiera edile, che ogni rivenditore potrà incorporare sul proprio sito». Non solo software, ma soprattutto contenuti quindi: la piattaforma conterrà, infatti, le schede tecniche di tutti i prodotti edili che il rivenditore commercializza, complete dei listini prezzi quotidianamente aggiornati dal team di architetti e ingegneri di Edilportale, direttamente in collaborazione con le aziende produttrici. «Archiseller – prosegue la Incognito – consente al rivenditore di sfruttare i vantaggi di un e-commerce contenendo l’impiego di risorse dedicate, economiche e di personale: zero i costi di investimento software, content management e marketing, spesso ampiamente sottovalutati nei business plan per l’attivazione dei canali di rivendita on-line. Stabilire sul proprio sito web l’offerta di vendita e lo sconto percentuale rispetto al prezzo di listino ufficiale, ed evadere gli ordini secondo le proprie procedure abituali costituiranno l’unico onere per il rivenditore. Archiseller è la soluzione e-commerce che valorizza il ruolo dei distributori edili e delle loro peculiarità in termini di know-how, logistica, assistenza pre e post vendita, nella vendita online, senza mettere in competizione diretta la rete di rivendita preesistente».
E anche il mondo dei servizi legati al settore delle costruzioni e dell’abitare in generale sta facendo passi da gigante grazie al digital. Un esempio su tutti è Fazland, il marketplace dei servizi, startup emiliana recentemente partecipata da Mediaset, che si occupa di far incontrare domanda-offerta contando su una vasta rete di professionisti anche nel settore edile. «Fazland – ha spiegato Vittorio Guarini, CEO e founder Fazland – è una piattaforma digitale innovativa che permette alle persone di descrivere le proprie richieste di servizi (Casa, Business, Eventi, Persona) compilando questionari semplici e mirati, e di confrontare le proposte non solo in base al prezzo ma anche a criteri qualitativi quali certificazioni, referenze e recensioni da parte degli altri utenti del sito. È d’altra parte uno strumento di web marketing profilato per professionisti dell’ambito di Edilizia e altri settori di fornitura servizi. È interessante vedere come nuove soluzioni nel concreto possano digitalizzare e trasformare un settore, consentendo di arrivare in modo profilato al proprio mercato target».
Gabriele Nicoli, consigliere produttori Sercomated, sottolinea i plus del digital: «Investire in digital store transformation è vitale per il mondo della distribuzione edile, tanto quanto per la produzione, nonostante la domanda stagnante e le prospettive di una ripresa reale non siano ancora del tutto consolidate. L’aumento delle “.com” e la spinta della GDO online costringe a una riflessione più profonda sul nostro ruolo in ottica omnicanale. Serve dunque propensione all’innovazione, cambio di mentalità e l’adozione di nuove competenze digitali con la collaborazione virtuosa delle piattaforme intelligenti in un’ottica di open innovation». I distributori di materiali edili, secondo Nicoli, potrebbero rappresentare quel magazzino virtuale (“cloud”) per tutto il mondo delle imprese di costruzioni e degli artigiani, che aggiunge: «L’integrazione tra fisico e digitale coinvolge anche i produttori, che difficilmente potranno restare fuori da tutto questo. Dobbiamo prenderne coscienza e chiederci come creare valore, aumentare la produttività e integrare la nostra distribuzione fisica con quella digitale. Non dobbiamo farci intimorire dall’ecommerce, che viene dalla paura di un’offerta sregolata e che la disintermediazione possa portare alla banalizzazione dei nostri prodotti, alla perdita di valore data dall’assenza di tutti quei servizi pre e post vendita che nobilitano, differenziano e assicurano il corretto utilizzo dei nostri prodotti. Va considerato che gli infocommerce e la vendita online offrono un canale di informazione diretto all’utente finale nonché un canale aggiuntivo di vendita in grado di supportare tutta la nostra rete di negozi fisici». L’online, insomma, secondo Nicoli, aggiunge, non toglie e avvicina alla clientela potenziale ritornando preziose informazioni (big data). «Noi produttori dobbiamo sfruttare l’enorme potenzialità che il mondo digitale ci offre – conclude Nicoli – cavalcando questo cambiamento e valorizzando le risorse attuali: mi riferisco in particolare alle grandi capacità logistiche e di servizi degli store specializzati dell’edilizia».
E sempre nel campo dei servizi 4.0 si inserisce l’intervento di Marco Prosperi, direttore Assodimi/Assonolo: «Il noleggio sta vivendo una nuova ri-partenza con tutti gli indici che indicano un aumento del suo peso rispetto ai vari indicatori. È importante dare una risposta professionale, moderna e smart al mercato. Mercato che purtroppo risente di metodi commerciali in certi casi superati. I partner europei hanno già previsto e messo in campo un’evoluzione dei concetti di noleggio e in Italia si stanno sperimentando e discutendo nuovi metodi di incontro domanda-offerta».
La sessione pomeridiana del convegno si è aperta con l’intervento di Giorgio Casanova, CEO Metel, sul tema “Filiera telematica”, la standardizzazione delle procedure di creazione e gestione di documenti legati al ciclo dell’ordine con l’esperienza del settore elettrico. «Metel è un’azienda nata nel 1993 e dedicata ai servizi di dematerializzazione per la filiera del materiale elettrico e dell’illuminazione. I nostri soci hanno condiviso una vision per la quale il valore competitivo di ogni azienda è costruito su un’infrastruttura informatica di base definita e condivisa di filiera. Ogni azienda evidenzia così i propri servizi e valori aggiunti rispetto ai propri competitor nazionali e internazionali». Nell’era di Internet il proliferare di ambienti proprietari per gestire informazioni senza valore aggiunto è un costo che le aziende devono sopportare. «Con Metel, invece, – sottolinea Casanova – l’adozione di modelli informatici di base condivisi dagli operatori del settore permette di realizzare economie importanti. Il mercato e la distribuzione moderna necessitano di incrementare: la visibilità dei propri prodotti e servizi; la collaborazione nella filiera riducendo gli errori derivanti dallo scambio dei dati; la velocità nella distribuzione delle informazioni. Oggi per fare tutto questo è fondamentale utilizzare un linguaggio (standard) condiviso tra computer (EDI), che permetta di comunicare in modo coerente e immediato riducendo al massimo la possibilità di errore». Cosa fa Metel per questa “supply chain”? È presto detto: «Trasformiamo la carta in bit e byte – afferma il CEO –. Queste aziende scambiano milioni di documenti cartacei che debbono essere reinseriti nei sistemi informatici dei destinatari (a oggi dematerializziamo oltre 8 milioni di documenti ogni anno con un trend di crescita intorno al 10%). I processi da noi gestiti riguardano il ciclo dell’ordine: listino prezzi o catalogo, l’ordine, la conferma d’ordine, il documento di trasporto e la fattura. Il tutto in un formato dati strutturato, portandolo da cartaceo a digitale, sulla base di standard internazionali». Dal 2006 Metel è parte dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, che ha studiato e documentato i risparmi ottenuti con la dematerializzazione nella filiera in oltre 49 euro per ogni ciclo dell’ordine. «Per la fatturazione elettronica ed e-procurement siamo inseriti nel gruppo Osservatori: abbiamo seguito e interagito con AGID e AdE al progetto di fatturazione elettronica per la PA e per la fattura B2B. Metel – prosegue Casanova – mette a disposizione la fatturazione elettronica con il WAM, gestendo anche l’archiviazione elettronica e la conservazione sostitutiva dei documenti, come l’invio in modalità multicanale. I nostri servizi sono utilizzati da oltre 650 aziende che rappresentano un turnover di oltre 4 miliardi di euro. I nostri utenti sono aziende di tutte le dimensioni, dalle multinazionali alle PMI, tra le più conosciute: ABB, Legrand (Bticino), Schneider, Philips, Osram, Rexel, Sonepar, Siemens, Riello Ups e molte altre che insieme alle PMI, rappresentano una componente fondamentale del nostro sistema economico. Il 2017 è l’anno in cui Metel rilascerà la Piattaforma Logistica Collaborativa: un’interfaccia web che collega in EDI produttori, grossisti e trasportatori. I servizi Metel permettono un adeguamento progressivo alla gestione dei documenti in EDI, dando la possibilità a realtà che trasmettono in formato elettronico da anni, di interfacciarsi con tutte quelle che non si sono ancora digitalizzate. Il PDF2EDI consente, infatti, di trasformare un PDF in tracciato EDI, o in un qualsiasi formato già integrato con l’ERP. MyMetel, invece, traduce un ordine EDI, in un messaggio email che contiene tutti i dati dell’ordine, evitando così perdite di tempo, permettendo una risposta EDI all’ordine, partendo da una mail. Sul fronte dell’internazionalità inoltre, dal 2015 Metel è il rappresentante italiano di ETIM International. Il modello ETIM fornisce un elenco delle caratteristiche tecniche di ogni classe di prodotto, per descrivere e trovare i prodotti». Una classificazione logica e inequivocabile dei prodotti in varie classi, indispensabile in un’epoca in cui l’e-commerce eguaglia in importanza i punti vendita fisici, con una tendenza a vederli protagonisti molto presto.
Le frontiere del digitale sono infinte, al punto da riuscire a dare un’anima alle cose. È questo il progetto di Let.Life, la startup basata sull’Internet of Things (IoT) che vede tra i fondatori Fabrizio Fava (anche fondatore di BigMat Italia nonché titolare della BigMat Fava e Scarzella, di Asti). Per animare un oggetto, grazie a Let.Life, bastano davvero poche mosse e il risultato ha potenzialità infinte. Una volta scaricata l’app di Let.Life, basta scansionare il “lifecode” degli oggetti acquistati: in questo modo si potrà creare la loro anima digitale, attraverso la quale le aziende produttrici potranno offrire informazioni, aggiornamenti, suggerimenti d’uso e, naturalmente, anche proposte commerciali. E non è finita qui, perché grazie al sistema di notifiche LifeUp le chiavi dell’automobile potrebbero ricordare che c’è da fare il tagliando, l’orologio potrebbe notificare gli appuntamenti, l’interruttore della luce di casa che è venuto il momento di pagare la bolletta. Una vera e propria rivoluzione già adottata da numerose aziende produttrici nei settori più svariati, dal lusso al tecnico, che potrebbe entrare – e segnare una nuova Era – anche nel settore delle costruzioni. «Una delle idee – spiega Fabrizio Fava – potrebbe essere quella di utilizzare il codice a barre dei materiali per l’edilizia, tramite il quale importare nel sistema tutte le documentazioni utili all’artigiano, come scheda tecnica, scheda di sicurezza, DoP, video tutorial e così via. L’artigiano, inoltre, potrebbe aggiungere fotografie e commenti, comunicare con l’azienda per dare suggerimenti e chiedere consigli, trovare il rivenditore più vicino a sé. Dall’altra, per le aziende questo rappresenta un grande strumento di marketing, comunicazione e customer care: attraverso la nostra app può tenere il professionista aggiornato di tutte le novità che riguardano quel prodotto, mandare aggiornamenti e promozioni». Le applicazioni di Let.Life sono infinte anche in questo contesto: «Basti pensare alla casa – prosegue Fava –. Gli architetti o l’impresa nel momento stesso in cui ti consegnano le chiavi dell’appartamento possono inserire al loro interno anche l’anima digitale dell’abitazione, contenente i disegni, i permessi, le foto degli impianti e tutto quello che quando ne hai bisogno di non trovi mai». Poi c’è tutto il settore delle attrezzature: «Dal trapano alla fresatrice, Let.Life è in grado di certificare l’autenticità di ciò che si acquista, archiviare la garanzia, dare informazioni utili se l’attrezzo si rompe». Il tutto, in forma assolutamente privata, sottolinea Fava, «perché Let.Life non è un social network e noi vogliamo che la privacy di ognuno sia fortemente salvaguardata».
Render “immersive” e showroom virtuali sono degli strumenti di vendita potentissimi a disposizione di tutta la filiera delle costruzioni. Maticad, azienda specializzata in realtà aumentata, non ha dubbi: «Le aziende produttrici di ceramica sono state le prime a intuire le potenzialità dei nuovi strumenti digitali e ne hanno spinto la diffusione – spiega Gabriele Romano, area manager dell’azienda –. Oggi abbiamo la possibilità di creare in brevissimo tempo ambientazioni complete e curate di interni ed esterni e trarne immagini foto-realistiche senza essere degli esperti di renderizzazione 3D. Queste applicazioni si stanno dimostrando sempre più importanti per la vendita in showroom».
E poi c’è la forza dell’immagine, che spesso supera quella della parola. Parte da qui Simone Russo, founder Immodrone, start-up che con i droni punta a far volare l’immobiliare: «Un’immagine vale più di mille parole. Così si presenta sul proprio sito ufficiale Immodrone, startup cresciuta grazie alle idee e alle intuizioni di Simone Russo. Il giovane imprenditore ha saputo sfruttare al meglio le sue esperienze di vita per sviluppare un nuovo tipo di marketing pubblicitario che sfruttando i droni sta letteralmente rivoluzionando il settore immobiliare. L’utilizzo dei droni in questo campo ha permesso a Immodrone di immettersi nel visual marketing dalla porta principale, valorizzando proprietà immobiliari, strutture turistiche e molto altro attraverso foto e video dall’alto». Lanciata due anni fa, la startup è stata accolta dall’incubatore di imprese innovative I3P del Politecnico di Torino. «Immodrone offre una vasta gamma di servizi studiati per aiutare gli operatori a monitorare, ispezionare, promuovere e valorizzare al meglio il patrimonio turistico, aziendale e immobiliare. Con i droni possiamo fare anche visure termiche, rilievi tecnici e sopralluogo per identificare crepe per risanamenti antisismici», conclude Russo.
Ma il digitale in edilizia è soprattutto BIM e di questo ha parlato Alberto Pavan, responsabile scientifico INNOVance, la piattaforma digitale italiana BIM del settore delle costruzioni.
Ultimo slot del programma di “Digital Store Transformation”, il salotto “Quale futuro per la distribuzione con la digital store transformation?”, animato da Luca Berardo, presidente Sercomated, Massimo Buccilli, amministratore delegato VELUX Italia, Massimo Bussola, responsabile marketing e IT BigMat Italia, e Gianluca Cavalloni, advocacy & BIM manager Habitat Saint-Gobain. Tutti convinti che ormai che la digitalizzazione non sia più una scelta ma un must per tutte le aziende.
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